RISCHI ORGANIZZATIVI SUL LAVORO: COME INDIVIDUARLI E GESTIRLI
L'attenzione nei confronti
del benessere dei lavoratori nei luoghi di lavoro è cresciuta negli ultimi
anni. Accanto a quei rischi per la salute e sicurezza più evidenti, come quelli
relativi a sostanze pericolose, macchinari pesanti, agenti fisici e chimici, i
datori di lavoro sono tenuti a valutare e ridurre anche i rischi
organizzativi, o psicosociali, che derivano dai rapporti con i colleghi,
dal peso delle responsabilità date al singolo lavoratore, dai turni stressanti
ecc.
Cosa sono i rischi organizzativi?
I rischi organizzativi
sono quei rischi che possono incidere negativamente sulla produttività
in azienda, ovvero impediscono il raggiungimento di obiettivi aziendali, ma
anche di uno stato di benessere e tranquillità nell'ambiente di lavoro.
Quali sono le cause dei rischi
organizzativi?
I rischi organizzativi
sono causati da svariati fattori: la vita lavorativa risente di una accelerazione del ritmo di vita in
generale, che determina un’intensificazione del lavoro, con ritmi costantemente
incalzanti, la necessità di eseguire più compiti contemporaneamente e il
bisogno di acquisire nuove competenze per migliorare le performance o per
mantenere il proprio stato lavorativo.
Il lavoratore risente dei
rapporti con i colleghi e i superiori, delle responsabilità che gli vengono
conferite, dei turni di lavoro, delle scarse possibilità di crescita
professionale e personale. Senza contare poi i casi di discriminazione
all'interno delle aziende e di abusi che si possono registrare nei
confronti di ragazzi più giovani, donne, i lavoratori stranieri,
anziani, disabili. Altro fenomeno molto diffuso oggi, soprattutto tra i liberi
professionisti, è il burnout, dovuto a un sovraccarico quotidiano di lavoro.
Tutti questi fattori che
possono portare all'aumento dello stress tra i lavoratori vengono
chiamati rischi psicosociali e hanno effetti negativi prima di
tutto sulla salute mentale dei lavoratori e poi su quella fisica.
Linee guida per la valutazione e
gestione del rischio organizzativo
La valutazione del rischio
organizzativo è obbligatoria per tutti i datori nelle aziende e deve prestare
particolare attenzione al rischio di stress lavoro correlato.
Quest'ultimo è descritto come condizione che può essere accompagnata da
disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza
del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle
richieste o aspettative riposte in loro.
Nella valutazione dei
rischi organizzativi, il titolare dell'azienda deve collaborare anche
con i suoi dipendenti. Deve infatti raccogliere informazioni dai
membri del suo organigramma circa il livello di benessere all'interno
dell'impresa utilizzando sondaggi anonimi, focus group e indagini riguardanti eventuali
episodi di violenza, discriminazione e disguidi.
Deve assicurarsi che tutti
i fattori che possono sottoporre i lavoratori a situazioni
stressogene siano individuati, analizzati e trattati con misure di
prevenzione e protezione di ogni lavoratore da questa tipologia di situazioni.
Tra le forme di
prevenzione la formazione è certamente quella più efficace, in quanto
sensibilizza gli impiegati sul tema del benessere nei luoghi in cui si opera,
crea in loro consapevolezza sui sintomi e conseguenze di un malessere in
azienda e offre risorse per contrastare episodi di nervoso, depressione, ma
anche violenza e abuso.
Ovviamente la gestione del
rischio organizzativo deve consistere in un processo continuo. Il datore di
lavoro deve verificare l'efficacia delle misure adottate, attuando eventuali
nuovi interventi nel caso in cui l' ambiente in cui si lavora lo richieda.