SALUTE E SICUREZZA: COME COSTRUIRE UN AMBIENTE SANO?
Il concetto di salute nei luoghi di
lavoro è fondamentale allo scopo di evitare rischi professionali, sia fisici
che psicosociali. Il D.Lgs. 81/08, noto anche come Testo Unico, porta al
titolo due parole chiave, e prima della parola “sicurezza”, vi è la parola
“salute”. Questo è indice del fatto che già da anni è in atto un processo di ripensamento
della sicurezza sul lavoro, che va di pari passo con il concetto di salute del
lavoratore, declinata in tutte le sue dimensioni.
Perché allora si sente parlare solo di
sicurezza sul lavoro? perché quando si parla di salute, questa viene
considerata solo nella sua dimensione “fisica”? Innanzitutto, è importante
considerare che all’interno del Testo Unico, c’è un richiamo alla definizione
di “salute”, fornita nel 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: la
salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non
consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità.
Nonostante più volte nel Decreto si rimandi all’integrità psicofisica dei lavoratori (tra gli obblighi del Medico Competente) e alla necessità di valutare tutti i rischi, tra cui quelli di natura psicosociale (tra gli obblighi del Datore di Lavoro), nella realtà dei fatti la considerazione e seguente valutazione della parte “psico” spesso passa in secondo piano, poiché la cosa più importante è che il lavoratore “non si faccia male”.
In realtà, la dimensione psicosociale del lavoro ha importanti ricadute sulla salute dei dipendenti, ed è oggetto anche dell’Accordo quadro europeo dell’8 ottobre 2008, il quale si focalizza principalmente sullo stress lavoro-correlato, e sull’importanza di prevenirlo. Infatti, spesso non ci si rende conto che tra il rompersi un braccio per una disattenzione e un “esaurimento” dettato da continui ed eccessivi carichi lavorativi non ci sono differenze, poiché la conseguenza è la stessa: non avere a disposizione il proprio lavoratore per un periodo di tempo più o meno lungo. Ecco perché è compito del datore di lavoro di “verificare se sussistano tutte le condizioni necessarie dal punto di vista tecnico, organizzativo e relazionale per evitare l’emergere di situazioni di stress”.
Anzi, lo stress lavoro-correlato può
essere una causa degli incidenti fisici che possono capitare sul luogo di
lavoro, perché riduce le prestazioni e l’attenzione del lavoratore, che di
fatto è debilitato.
Una seconda considerazione
(strettamente legata alla prima) ha a che vedere con quanto studiato da una
branca della Psicologia, denominata Psicologia della Salute, secondo la
quale culturalmente siamo portati a comportarci seguendo non un modello
salute, ma un modello malattia. In breve: siamo portati a
preoccuparci delle cure e non della prevenzione, valutiamo cioè la salute solo
quando succede qualcosa.
Attualmente, il dato di realtà
ci suggerisce come ci muoviamo ancora in un’ottica di protezione, seguendo un
modello malattia in cui il concetto di salute viene considerato solo nella sua
accezione “fisica”, mentre le dimensioni “mentale” (soprattutto) e “sociale”
(meno nota) vengono ancora molto stigmatizzate.
La strada per il cambiamento è lunga, le riflessioni mostrano come la normativa nazionale relativa al rischio stress lavoro-correlato presenti ancora delle criticità che sicuramente possono essere attribuite alla novità e alla breve esperienza di applicazione della norma. Il primo passo è senz’altro la sensibilizzazione verso queste tematiche. È importante che passi il concetto che prevenzione sul luogo di lavoro vuol dire anche promuovere soluzioni orientate al benessere e promuovere la salute nella sua più ampia accezione.